Di Scott Jay
tradotto da https://libcom.org/news/abolishing-ice-funding-it-07012019
Nonostante le promesse fatte di “Abolire l’ICE”, Alexandria Ocasio-Cortez e altri hanno votato per finanziarlo fin dal loro primo giorno di mandato.
Alexandria Ocasio-Cortez ha suscitato molto scalpore con la sua vittoria a sorpresa nel quattordicesimo distretto congressuale di New York l’anno scorso. Ancora più clamorosa fu la sua dichiarazione radicale di volere “Abolire l’ICE”, ovvero l’agenzia per l’immigrazione e le autorità doganali incaricata di radunare e deportare gli immigrati privi di documenti.
A luglio, scrissi con un po’ di scetticismo riguardo questo slogan proveniente da Ocasio-Cortez e ripreso da molti altri democratici.
Adesso possiamo iniziare a giudicare esattamente cosa significa nella pratica questo slogan.
Si scopre che lei, insieme all’intero gruppo parlamentare del Partito democratico, alla Camera dei Rappresentanti ha votato per finanziare l’ICE nel suo primo giorno di mandato.
Non è stato un voto per finanziare le attività della pubblica amministrazione, sospese per settimane perché Trump si rifiuta di firmare il bilancio fino a quando non ottiene finanziamenti per il muro sul confine con il Messico. Quello era un altro voto. No, la presidente della Camera Nancy Pelosi ha programmato un voto completamente separato unicamente per finanziare il Dipartimento della Sicurezza Nazionale. Questo è il dipartimento che sovrintende l’ICE e le protezioni doganali degli Stati Uniti. E questo disegno di legge è passato con il sostegno di tutti i membri del Congresso democratico, compresi i socialisti democratici Ocasio-Cortez e Rashida Talib, così come un certo numero di altri autoproclamati “abolizionisti” dell’ICE.
E sì, ci sono stati altri sostenitori della “abolizione dell’ICE” nel Partito Democratico negli ultimi mesi. Per alcuni mesi è sembrata esserci una crescente rinuncia a finanziare l’ICE nel partito, in quanto anche importanti politici democratici e probabili candidati alla presidenza come Elizabeth Warren e Kirsten Gillibrand hanno adottato lo slogan.
Ma è successa una cosa divertente. I democratici – e so che questo sarà uno shock per molti – si sono tirati indietro. Una proposta di legge fu presentata anche al Congresso, ma la Camera (allora dominata dai repubblicani) aveva già programmato un voto sul proprio disegno di legge, così i nostri aspiranti abolizionisti annunciarono che avrebbero votato contro la loro stessa proposta.
Erano tutte cazzate.
Sì, alla fine è venuto fuori che erano tutte cazzate.
Sfortunatamente, a questo giro non avremo nessuna analisi degli eventi da parte di Jacobin o The Nation, perché sono entrambi troppo impegnati a strombazzare questa falsa promessa per portare avanti l’interminabile campagna per far eleggere i loro compagni democratici. E così, purtroppo, siamo costretti ancora una volta a dover leggere la stampa capitalista per capire cosa stia realmente accadendo.
NBC News ha scritto poco prima delle elezioni di novembre che “Solo pochi giorni prima delle elezioni di medio termine, la questione”Abolire l’ICE” è quasi scomparsa dai radar”. Si è scoperto che quello che volevano fare era puntare il dito contro Trump – e quindi conquistare posti nelle prossime elezioni- piuttosto che trasformare il sistema del controllo sull’immigrazione negli Stati Uniti in modo radicale o anche soltanto superficiale. Alla fine i democratici hanno scoperto che puntare il dito contro l’ICE significava attaccare le forze dell’ordine perché in realtà, sono gli agenti dell’ICE o i poliziotti a far rispettare le leggi contro i migranti? E nessuno (nella politica del Partito Democratico) vuole attaccare i poliziotti.
Così lo slogan è stato abbandonato e nel primo giorno di uno dei Congressi più eterogenei nella storia degli Stati Uniti, i democratici hanno votato per finanziare l’ICE, il pattugliamento dei confini e il resto del Dipartimento della Sicurezza Nazionale (DHS). E se qualcuno volesse far notare come ICE e DHS non sono la stessa cosa, e che il DHS è più di un semplice ICE, è il benvenuto: spiegasse come il DHS ha contribuito così tanto al miglioramento dell’umanità. Attendiamo pazientemente.
Vale la pena notare quale sia stata l’efficace manovra di Nancy Pelosi, che ha messo fuori strada i suoi colleghi sia a destra che a sinistra. In particolare, il voto di riserva per il finanziamento del DHS – ma senza alcun finanziamento per il muro sul confine messicano – ha costretto molti repubblicani a votare no ai finanziamenti al DHS. Ha inoltre rafforzato le credenziali del suo partito come il miglior gestore della sicurezza nazionale, grazie al voto che sosteneva in maniera integrale la misura proposta. E chi avrebbe potuto votare no in questa situazione? Saresti dovuto essere davvero radicale per voler farlo. Meglio giocare in squadra e dare alla macchina contro l’immigrazione e la droga un giusto finanziamento.
Questo è il tipo di pensiero che venne fuori durante la disastrosa campagna di John Kerry nel 2004: candidandosi a presidente contro George W. Bush, dichiarò in un dibattito nazionale che avrebbe “dato la caccia e ucciso i terroristi”. Questo è il tipo di politica che si svolgerà nelle elezioni del 2020, con Pelosi in testa e il suo gruppo parlamentare che la segue diligentemente.
Ma forse questo era semplicemente un momento inopportuno per sollevare l’abolizione dell’ICE? Non proprio. Questo sarebbe stato un momento perfetto per i radicali (se volessero davvero essere radicali) per sabotare l’intera operazione e smascherare le politiche di Pelosi e del resto del Partito Democratico per quello che sono. Se solo lo avessero voluto fare davvero. Ma Ocasio-Cortez aveva già annunciato che non è quello che vuole fare in Parlamento, come ha dichiarato a Vanity Fair: “Ci sono alcune questioni in cui farò arrabbiare alcuni democratici se vedo che stanno cercando di restituire il proprio stipendio ai finanziatori di Wall Street. Ma questo non significa che sto andando a dare fuoco alla casa”. In altre parole, l’obiettivo è fare pressioni sui Democratici mentre sostengono le loro campagne elettorali e sostenere il loro continuo dominio sul movimento operaio e sulla Sinistra.
Alcuni potrebbero essere stati ispirati, o piuttosto ingannati, dal sit-in fatto da Ocasio-Cortez presso l’ufficio di Pelosi per chiedere un’azione rapida sul cambiamento climatico. Ma nemmeno questo è stato il colpo radicale alla leadership del Partito Democratico che sembrava. “Se Pelosi diventasse la prossima presidente della Camera”, ha detto Ocasio-Cortez ai manifestanti riuniti, “dobbiamo dirle che le abbiamo ridato la possibilità di mostrare e perseguire l’agenda più progressista che questo paese abbia mai visto riguardo l’ambiente”. Qualche giorno dopo, Ocasio-Cortez ha annunciato che avrebbe sostenuto Pelosi come prossimo presidente della Camera. La sua non era dunque una protesta contro Pelosi, anzi, era solo una mossa amichevole.
Raramente c’è stato un tale divario tra apparenza e sostanza, e non si vogliono qui denigrare le capacità di Alexandria Ocasio-Cortez. Può essere una grande comunicatrice delle idee socialiste quando lo vuole, ma diventa troppo deludente quando vuole essere una mediatrice, come accade troppo spesso. E mentre è bello sentirla parlare di un’aliquota massima del 70% sui ricchi, e che sarebbe ancora meglio vedere tali fondi andare verso programmi di assistenza sociale, spesso abbiamo bisogno di ricordare a noi stessi che le rivolte non avvengono perché le persone sono convinte che sia possibile una migliore politica fiscale. Le rivolte si verificano quando la gente comune non può più tollerare la vita com’è, quando non ci sono alternative o speranza nei poteri esistenti, quando non c’è fiducia nei due partiti o nei riformatori sociali che fanno grandi promesse che non riescono a mantenere. Questo è qualcosa per cui vale ancora la pena sperare.