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Nuovo centro-sinistra, vecchie politiche di repressione e rapina

“Parlamento”by agenziami is licensed under CC BY-SA 2.0

Il nuovo governo cosiddetto “giallo-rosso” si avvia a varare la sua prima manovra economica. Da molti osservatori è definito come un governo molto spostato a sinistra, tanto che ha anche incassato in un sol colpo l’appoggio di Sinistra Italiana e del gruppo di Liberi e Uguali presente in parlamento. Si potrebbero fare molte considerazioni su questo nuovo esecutivo, dalla linea di continuità rispetto alle politiche sull’immigrazione al mantenimento dei decreti sicurezza fino al sempiterno finanziamento delle imprese private espresso attraverso il cosiddetto cuneo fiscale. Proprio quest’ultimo provvedimento ci riporta indietro di diversi anni e ci ricorda una cosa fondamentale, da tenere sempre a mente: nel nostro paese il centro-sinistra si è macchiato di crimini orrendi, dalle guerre alla costruzione dei lager per migranti fino alla precarizzazione del mercato del lavoro. Quello che ancora oggi viene acclamato come il padre nobile del centro-sinistra italiano, Romano Prodi, inaugurò nel 1996 con l’appoggio iniziale di Rifondazione Comunista una stagione che ha segnato un profondo arretramento per il nostro paese, con un forte aumento delle disuguaglianze sociali e della repressione poliziesca, un governo che ha spostato la ricchezza dal basso verso l’alto creando i presupposti per anni caratterizzati da un’ulteriore svolta conservatrice e razzista in Italia. Questo sia detto a chi ancora oggi si aspetta qualcosa dalla sinistra parlamentare e da chi pensa sia efficace una possibile strategia del “male minore” rispetto alle destre fasciste e razziste. Che il centro-sinistra fosse espressione diretta della borghesia criminale del nostro paese lo aveva invece ben presente la deputata Mara Malavenda, eletta con Rifondazione Comunista nel 1996 e poi espulsa dal partito per il suo voto contrario alla fiducia verso il nascente governo Prodi. Riportiamo qui il suo intervento fatto alla camera dei deputati il 31 maggio del 1996, giorno del voto di fiducia all’esecutivo, per dare un piccolo contributo di memoria storica in rispetto di chi ha avuto la lucidità di opporsi ad un governo che avrebbe poi creato il Pacchetto Treu per la precarizzazione del lavoro e costruito i lager per migranti con la legge Turco-Napolitano.

MARA MALAVENDA. Signor Presidente, signore e signori, ieri nella piazza di Montecitorio c’erano i lavoratori dell’Alfa Romeo con le bandiere rosse e i rappresentanti dello SLAI-COBAS. Sono lavoratori che erano qui per rivendicare i loro diritti e per chiedere un atto riparatorio per quella che è stata la svendita dell’Alfa Romeo (la prima vergognosa privatizzazione nel nostro paese) e soprattutto per difendere il lavoro. Eravamo in 27 mila, siamo ridotti a 14 mila e in questi giorni vi saranno 3 mila e 400 nuove «espulsioni»! L’abbiamo chiesto a lei, Presidente, perché all’epoca, quando c’è stata la truffa della svendita dell’Alfa Romeo, lei era presidente dell’IRI. Adesso lei è qui e ci aspettavamo di sentire qualche parola; le abbiamo posto delle domande, glielo voglio ricordare! Quale responsabilità ha avuto lei in prima persona nella svendita dell’Alfa Romeo insieme con Craxi, Darida, Nicolazzi, De Michelis, De Vito, De Lorenzo, Zanone, Goria e Romita? E come mai all’epoca, la sera prima aveva comunicato ai sindacati che l’Alfa sarebbe stata data alla Ford e poi, invece, all’indomani mattina si seppe che era stata regalata alla FIAT? E perché non ha dato elementi utili alla magistratura per accertare quante mazzette e a chi sono state date per la cessione dell’Alfa? O forse questi elementi li ha già dati a Di Pietro nell’interrogatorio del luglio del 1993 al palazzo di giustizia di Milano? Le abbiamo chiesto perché nessuno degli impegni presi all’atto della cessione e formalizzati con la delibera del CIPI del novembre del 1986 sia stato mantenuto. Sono stati chiusi gli stabilimenti della Lancia di Chivasso, della SEVEL-Campania, dell’Autobianchi di Desio, della Maserati di Lambrate! La FIAT sta chiudendo Arese e sta smantellando Pomigliano. Gli 800 lavoratori impiegati nei cablaggi erano qui ieri a manifestare. Al dottor Di Pietro, che è del suo Governo, ho chiesto: perché non ha indagato sulla svendita dell’Alfa? Perché è stata insabbiata la tangente di 10 miliardi data dalla FIAT a Pascucci? Perché 19 milioni di dollari di mazzette del conto « Sacisa » della FIAT sono stati trasferiti dalla Svizzera alla FIAT-Impresit di Sesto San Giovanni invece di essere sequestrati? Queste erano le mie domande! La FIAT è lo Stato nello Stato; la FIAT è il processo a Romiti, è sistema di corruzione, è Pascucci, sono i fondi neri, è lo spionaggio nelle fabbriche! I lavoratori sono spiati e controllati dai servizi segreti: questa è la FIAT! Detto questo, signor Presidente, dai suoi ministri non ci aspettiamo niente di buono. Dini è colui che ha pensato prima alla sua pensione e poi ha tagliato quelle degli altri, in modo vergognoso. Flick è l’avvocato di Agnelli, della FIAT e di De Michelis. Questa è corruzione! Si aspettano da lui quel «colpo di spugna» per insabbiare tutto. Forse è questa la verità! Ebbene, questo Governo, i suoi ministri, non possono avere il nostro consenso: è un Governo antioperaio e antipopolare. È per questo che voto contro.