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11 motivi per cui la tua falsa “preoccupazione” per la salute delle persone grasse non aiuta nessunx

Fonte: https://everydayfeminism.com/2016/01/concern-trolling-is-bullshit/

di Melissa A. Fabello e Linda Bacon

“Sono solo preoccupatx per la loro salute.”

“Sono una femminista, ma non credo che il grasso sia un problema femminista”.

“Sono per la body positive, ma non credo nel glorificare l’obesità.”

“Penso che le persone di grosse dimensioni meritino rispetto, ma penso che sarebbe per loro più facile se fossero magre.”

“Gli studi hanno dimostrato che l’obesità è la seconda causa di morte prevenibile, quindi non posso sostenere questo stile di vita”.

Stop.

Il concern trolling– che è l’atto di una persona che partecipa “a un dibattito proponendosi come un reale o potenziale ally che però si preoccupa di avere delle risposte prima di allearsi con una causa” – è qualcosa che vediamo troppo spesso, anche sulla nostra pagina Facebook sul femminismo quotidiano.

E molto spesso, otteniamo questo tipo di risposte “Ma questa libertà non è in realtà un po’ ‘ericolosa per la società?” sugli articoli che pubblichiamo sull’accettazione del grasso e sulla liberazione del corpo.

E ad essere onestx, è scoraggiante vedere le femministe – persone che generalmente tentiamo di sostenere nei contenuti- correre a citare ricerche imprecise e gettare in giro ideologie oppressive nel nome, presumibilmente, della “salute”.

Ma quando viviamo in un mondo che odia così disperatamente le persone di grandi dimensioni (um, ciao, “Guerra all’obesità”), comprendiamo pienamente come questi pregiudizi si trasformino in verità nelle nostre menti.

Ma poiché il concern trolling grassofobico è opprimente (e, in una nota più personale, ci fa rabbrividire), è tempo per noi – tutt@ noi, ma soprattutto le femministe – di smettere.

E poiché generalmente vediamo persone magre che fanno questi commenti, volevamo chiamarvi tutt@ per discutere sul perché questo comportamento sia così dannoso.

Quindi se hai bisogno di un po’ più di convincimento prima di dare alle tue dita, in bilico e pronte ad andare sulla tastiera, un periodo di riposo, ecco undici motivi per cui il concern trolling grassofobico ha senso zero.

1. Perché le ipotesi stereotipate sul peso di qualcunx sono oppressive

Sostieni di essere preoccupat@ per una persona grassa e la prima cosa a cui pensi è il diabete.

Va bene.

Che dire del giudizio negativo a cui sono sottopostx dalle persone – sia da parte degli individui che della società nel suo insieme – e l’impatto che ha sulla loro vita?

Pensa a come deve essere per le persone di grandi dimensioni, vale a dire la maggior parte delle persone che vivono negli Stati Uniti, confrontarsi quotidianamente su giornali, riviste, programmi televisivi e spot pubblicitari sul fatto che i loro corpi non sono attraenti e costituiscono un’orribile crisi di salute pubblica.

Ascoltare le ipotesi di dietist@ e altrx operator* sanitarx che a causa di una caratteristica fisica, il loro peso, devono essere non san@ e che hanno una cattiva cura di sé.

Avere quindi persone su Internet che dedicano interi thread di commenti a rimproverarlx.

Tuttx, grass@ o magr@, sono gravemente danneggiatx da questo messaggio. E come attivistx per la giustizia sociale è il tuo primo e più grande compito mostrare empatia verso le persone emarginate – e poi guardarti dentro per esaminare le tue ipotesi incontrastate.

Come Marilyn Wann afferma notoriamente nei suoi discorsi sulla diversità di peso, “L’unica cosa che chiunque può diagnosticare con precisione quando guarda una persona grassa è il proprio livello di pregiudizio sul peso”.

2. Perché il grasso non uccide

Esiste una statistica comunemente citata con cui le persone alimentano il fuoco del fat-shaming, ed è questa: che “l’obesità” è la seconda causa principale di morte prevenibile negli Stati Uniti.

Facciamo scoppiare quella bolla proprio qui: non è vero.

E sì, ovviamente se lo fai su Google, verranno fuori organizzazioni sanitarie che lo citano come un fatto. Ma ecco perché: perché uno studio sponsorizzato dal CDC del 2004 ha affermato che circa 350.000 decessi all’anno sono legati all’essere “in sovrappeso” o “obes@”, secondo solo al fumo.

Ma nel 2005 lo stesso giornale ha pubblicato una nuova analisi, con risultati scientificamente più accurati, avvicinando il numero a 25.000, una differenza del 94%.

Ma poiché è molto più facile creare paura, dicendo alla gente che è probabile che muoia, il fatto che sia stato un errore e che tu abbia più o meno le stesse possibilità di morire in un incidente d’auto e di morire per malattie legate all’obesità non è ampiamente pubblicizzato al popolo americano.

Quindi se pensavi che il grasso fosse mortale ed è quello che stavi usando per aiutare a “motivare” le persone alla magrezza, puoi smettere di farlo ora.

In verità se si desidera utilizzare la scala BMI spesso citata (ne riparleremo più avanti), le prove scientifiche in realtà indicano che le persone classificate come “sovrappeso” vivono più a lungo rispetto a quelle classificate come “normale”, e la maggior parte delle persone “obese” vive vite lunghe uguali a quelle delle loro “normali” controparti.

3. Perché il grasso non causa neanche la malattia

Ok. Quindi se il grasso stesso non è il problema, allora che dire del diabete e delle malattie cardiache, che siamo stati socializzati a credere che siano malattie “legate all’obesità”? Quelle non portano alla morte?

Beh sì.

E ha senso che la gente pensi che il problema sia il grasso. Dopotutto ci sono, in effetti, malattie (come il diabete e le malattie cardiache) che sono più comuni nelle persone più pesanti.

Ma ci sono anche maggiori episodi di morte annegando in luoghi dove ci sono più vendite di gelati.

Quindi, facciamo una breve lezione di statistica, ok?

La correlazione non equivale alla causalità.

Solo perché alcuni fattori, in superficie, sembrano correlati non significa che abbiano una relazione causale. Non è una semplice equazione causa-effetto, in cui la situazione A risulta nella situazione B.

Prendi lo scenario dell’annegamento e del gelato. Le persone non stanno annegando a causa del gelato, anche se potrebbe sembrare così in superficie. Piuttosto, sia l’annegamento che la vendita del gelato hanno più probabilità di accadere in spiaggia. La spiaggia, in questo caso, è ciò che potremmo definire un fattore di confusione.

Allo stesso modo ci sono fattori confondenti che complicano la relazione tra grasso e malattia.

Ad esempio, un fattore estremamente importante è quello della dieta. E non che coloro che seguono una dieta abbiano maggiori probabilità di essere san@ – al contrario, in realtà.

Sia la dieta che il peso sali-e-scendi –ovvero il processo di seguire una dieta, perdere peso, riguadagnare il peso (e talvolta anche di più), quindi proseguire con un’altra dieta, perdere peso, riguadagnare il peso, e avanti e avanti e avanti –aumentano l’infiammazione.

E l’infiammazione stessa è in realtà un fattore di rischio per molte malattie che sono generalmente attribuite all’obesità, come il diabete e le malattie cardiache.

E chi pensi sia più probabile che abbia vissuto una vita di dieta costante e peso sali-e-scendi? Persone di grandi dimensioni.

Correlazione. Ma nessuna causalità.

Vale a dire che non è così semplice come sembra in superficie. E solo perché sono presenti sia grasso che malattia non significa che il primo abbia causato il secondo.

4. Perché, in ogni caso, la grassofobia causa effetti negativi sulla salute

A bruciapelo: è difficile essere una persona grassa nella nostra società. E se sei una persona magra, considera questo: se tutte le altre cose della tua vita rimangono invariate, preferiresti essere grassa?

Probabilmente no – considerando che oltre la metà delle persone afferma che preferirebbe essere morta piuttosto che grassa.

E in un mondo in cui la discriminazione basata sul peso è dominante come il sessismo e il razzismo, è facile capire che essere di grandi dimensioni è un’esperienza stressante.

E questo semplicemente perché viviamo in una società che odia le persone grasse, come dimostra il semplice fatto che esiste la vergogna del grasso (e la sua difesa).

E il livello di stress associato a questo tipo di discriminazione – vivere la tua vita quotidiana ridicolizzat@ dalle persone e con meno accesso alle risorse e alla felicità– è anche associato a malattie cardiovascolari e diabete.

Ecco un modo per guardare a questo: i ricercatori hanno scoperto che il divario tra il peso reale e idealizzato di una persona (cioè la misura in cui sperimentano l’insoddisfazione del corpo) è un indicatore migliore della salute mentale e fisica rispetto alla scala BMI (che è comunque una cazzata totale).

Quindi il modo in cui ti senti nel tuo corpo (e in una società grassofobica, nessunx si sente bene con il proprio corpo, almeno tra tutte le persone i cui corpi sono visti come lo scenario peggiore) ha un impatto molto più significativo sul tuo benessere generale rispetto all’attuale forma e dimensione del tuo stesso corpo.

In effetti anche il CDC riferisce che i nostri comportamenti di salute quotidiani, come la dieta e l’esercizio fisico, rappresentano solo meno di un quarto delle differenze nei risultati di salute.

Ciò che conta di più, in realtà, è ciò che viene chiamato “determinanti sociali della salute”, e quelli includono cose come lo sviluppo della prima infanzia, il livello di istruzione, l’occupazione, la sicurezza alimentare e l’accesso alle abitazioni e all’assistenza sanitaria.

Cioè, ciò che è più probabile che causi cattiva salute è quanto sia oppressa una persona, non quali comportamenti si hanno.

Quindi se ti preoccupi davvero della salute di qualcun@, forse invece di suggerire che si metta a dieta, devi semplicemente eliminare la grassofobia.

Meglio ancora, per quanto odiamo il termine “leone da tastiera”, forse invece di cadere in quello schema digitando rabbiosamente nelle sezioni dei commenti (alla Kermit), concentra le tue energie sui determinanti sociali della salute spingendo per un cambiamento politico che affronti le disuguaglianze.

5. Perché anche la salute mentale è salute

Sono abbastanza sicura che nessun@ sia mai stat@ resx migliore se ridicolizzat@. In realtà c’è una ricerca che dice esattamente il contrario.

Perché quando ridicolizzi qualcunx, o un gruppo di persone, in base ai loro svantaggi sociali, soprattutto quando tu detieni il potere, si chiama bullismo.

E oltre al suddetto problema sociale della grassofobia, c’è anche il tipo individuale, uno contro uno, in cui le persone prendono il loro pregiudizio anti-grasso implicito socialmente e lo usano attivamente per abbattere l’autostima di un’altra persona.

Questo, ovviamente, può assumere la forma di lanciare insulti verso una persona di grandi dimensioni che è fuori per fare jogging. Potrebbe essere sussurri e risatine in risposta a qualcun@ che cammina per i corridoi a scuola. Potrebbe essere appendere le foto di persone che ritieni poco attraenti per la loro grassezza che servano per la tua “aspirazione alla magrezza“.

Oppure potrebbe prendere la forma di lasciare commenti su thread fat-positive, martellando nelle orecchie e negli occhi di tutt@ coloro che li incrociano la stessa vecchia retorica di BS che viene sposata dal pubblico in generale.

Ma la salute mentale è importante tanto quanto la salute fisica. E se sei davvero molt@ preoccupat@ per il benessere di qualcunx, è importante non deteriorare la sua salute emotiva e spirituale.

6. Perché “glorificare l’obesità” non è una brutta cosa

Facciamo molto lavoro nel campo dei disturbi alimentari – un luogo in cui conosciamo fin troppo bene l’idea di glorificare, di romanticizzare le malattie.

L’idea che puoi prendere qualcosa di dannoso e trasformarlo in qualcosa di bello o, nelle parole di Blythe Baird, “la cosa più interessante di me” è una cosa che ci preoccupa ogni giorno nel nostro lavoro, cercando di liberare il mondo per sempre dagli hashtag #proana e #promia – o almeno dai danni che possono causare.

Ma c’è una linea che abbiamo dovuto imparare a rispettare.

Nel movimento del disturbo alimentare ci sono due modi in cui può avvenire la “promozione”. Il primo è quello di sostenere la limitazione o l’eliminazione delle scelte di stile di vita e di trasformare il pensiero disordinato e gli schemi comportamentali in decisioni attive prese da coloro che soffrono per sentirsi più bellx, in salute o degnx.

Il secondo è diffondere il messaggio secondo cui i disturbi alimentari non sono qualcosa che dobbiamo nascondere, ma piuttosto parti di noi stessi che sono ugualmente degne di rispetto come il resto di noi stessi, combattendo così contro lo stigma della salute mentale.

Il primo è ciò che potremmo definire “glorificante” o “romanticizzante”. Il secondo lo chiameremmo semplicemente “normalizzazione”.

Ma quando si tratta di “obesità” – che non è una malattia (contrariamente a quanto potrebbe pensare l’AMA!) o presunta scelta di stile di vita, ma piuttosto semplicemente uno stato dell’essere– ciò che la gente chiama “glorificante” non può che essere, in realtà, normalizzazione.

E se le persone di grande taglia vogliono riprendere l’idea di glorificare l’obesità dicendo “Cazzo sì, lo sono“, allora ci siamo tutt@.

Ciò a cui non stiamo è il concern trolling che usa questa frase per sminuire e screditare le persone – e in particolare le donne – che, in un mondo duramente patriarcale, accettano e possiedono (e persino amano) i loro corpi, sia che si adattino a standard di bellezza ristretti sia che ciò non accada.

7. Perché le definizioni uniche di “salute” sono abiliste e perpetuano la barbarie

Quando le persone dicono di essere preoccupate per la salute de* altr*, crediamo che lo pensino davvero. Dopotutto ha senso, giusto?

Se la psicologia evoluzionistica è il tuo blocco, allora probabilmente ti attieni alla convinzione che in fondo il nostro cervello medio guidato dall’istinto di sopravvivenza alimenta l’universale culturale della propagazione delle specie. Ed è difficile far andare avanti una specie se stiamo morendo dappertutto per problemi di salute!

E questa convinzione spinge l’idea che ovviamente dovremmo preoccuparci della salute reciproca!

E va bene. Davvero. Divertiamoci per un secondo (anche se, per favore, lasciamo che sia chiaro che non apparteniamo al campo della psicologia evoluzionistica – e non andiamo avanti con le femministe che lo sono).

Ci sono ancora un milione di domande che abbiamo per te.

Ti piace come cazzo definisci “salute” in primo luogo? E chi può decidere di cosa si tratta? E come è possibile giudicare la salute in base alle dimensioni di una persona?

Ed è davvero appropriato valutare la salute? Sicuro, ancora una volta, da una lente della psicologia evolutiva, ha senso. Ma gli psicologi evolutivi credono anche nell’essenzialismo di genere– e sappiamo che merda sia perché è sessista, cissessista, e transfobico!

E quando diamo la priorità alla salute come valore quantificabile verso cui tutte le persone dovrebbero impegnarsi, siamo abilist@. Perché stiamo sottintendendo che esiste una versione di salute unica per tutt@ e che chiunque non rientri in questi parametri è indegn@ di rispetto.

8. Perché la perdita di peso non migliora comunque la salute

Mangiare bene e fare esercizio fisico migliora la salute? Sicuro. In una certa misura. Ma non è stato dimostrato che la perdita di peso lo fa.

Ad esempio: potresti visitare la grande macchina di Google in questo momento e probabilmente tirare su un milione e mezzo di studi che dimostrano che gli interventi di riduzione del peso a breve termine mostrano miglioramenti della salute a breve termine.

Tuttavia abbiamo due problemi con questo. Uno è che sono studi a breve termine, che non fanno molto per mostrarci qualcosa di sostanziale. Il secondo è che in tutti questi casi, le persone stanno alterando i loro comportamenti in qualche modo per raggiungere la perdita di peso. Quei cambiamenti da soli potrebbero spiegare i risultati di salute migliorati, indipendentemente dalla perdita di peso.

Quindi gli studi non dimostrano che la perdita di peso stessa sta migliorando la salute. Ciò che potrebbero mostrare è qualcosa con cui siamo d’accordo: che i cambiamenti nello stile di vita – come mangiare cibi più nutrienti e avere un’attività fisica regolare – portano a una salute migliore.

E cosa succede se si omettono i cambiamenti comportamentali dai risultati?

Uno studio sulla liposuzione che ha controllato i cambiamenti comportamentali non ha riscontrato alcun miglioramento nelle anomalie metaboliche associate all’obesità, nonostante la perdita di peso verificatasi.

In altre parole la salute di nessunx è migliorata dalla sola perdita di peso.

Altri studi sulla liposuzione, sebbene non controllino esplicitamente i cambiamenti comportamentali, sostengono che la perdita di peso non porta a miglioramenti metabolici. Anche se questo non è conclusivo, certamente, il bottino della guerra – vale a dire la ricompensa in termini di salute – è in discussione.

In realtà non abbiamo prove che suggeriscano che la perdita di peso migliora la salute a lungo termine. Al contrario la maggior parte degli studi a lungo termine suggeriscono che la perdita di peso aumenta il rischio di morte prematura.

E anche se volessi continuare a restare nel mito che la perdita di peso migliora la salute, sarebbe comunque vero che l’esercizio fisico e le restrizioni dietetiche non sono efficaci tecniche di perdita di peso. Perché sei letteralmente biologicamente cablato per non perdere peso oltre ciò che il tuo corpo ha considerato il tuo punto di riferimento.

Quindi, indipendentemente da ciò che fa una persona, non sarà in grado di mantenere perdite di peso considerevoli a lungo termine – a meno che non inizino pericolosi disordini alimentari e schemi di alimentazione e di esercizio pericolosamente disordinati, e in quel caso che senso ha “farlo per la salute”, eh?

9. Perché no, essere grassi non è affatto come essere un fumatore

Spesso, quando le persone vengono tirate in ballo nel fat-shaming, la loro risposta è qualcosa tipo “Ma abbiamo deriso i fumatori finché non hanno smesso di fumare! E questo fa bene alla salute pubblica!”

Ma ci sono alcune cose che non vanno in quella affermazione.

Innanzitutto, storicamente parlando, è inaccurata.

In realtà tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50, un epidemiologo di nome Richard Doll pubblicò ricerche che suggerivano dapprima che il fumo potesse causare gravi danni alla salute e in secondo luogo che esistesse uno stretto legame tra fumo e cancro ai polmoni, cosa che fu ripetutamente confermata.

Quando gli Stati Uniti salirono a bordo nel 1964, ciò portò a vietare la pubblicità del tabacco e le etichette di avvertimento sui prodotti del tabacco, il che alla fine portò a una riduzione del consumo di tabacco.

Mentre si potrebbe sostenere che la “Guerra all’obesità” è, in effetti, simile alla “Guerra al tabacco”, ci sono differenze molto importanti:

Innanzitutto essere grassi è una caratteristica fisica, non un comportamento.

In secondo luogo è stato dimostrato che il fumo causa morte e malattie. Essere grass@, d’altra parte, no.

In terzo luogo l’idea che gettare la colpa e la vergogna sulle persone sia efficace nel cambiamento del comportamento sanitario è stata smentita ancora e ancora e ancora.

Quindi mentre è probabilmente vero che le persone hanno usato la tattica del ricoprire di vergogna sia nella “Guerra al tabacco” che nella “Guerra all’obesità”, è anche vero che la stessa vergogna non è ciò che crea il cambiamento.

Quindi anche se conservate l’idea errata che “l’obesità” sia pericolosa come il fumo e dovrebbe in qualche modo essere sradicata usando strategie simili, lo shaming non funzionerà.

10. Perché ti stai inserendo in un circolo vizioso

La credenza popolare ti ha convintx che essere grass@ –come vivere in povertà– è una scelta. E se una persona lavora abbastanza duramente per tirarsi fuori dalla sua situazione disperata, anche quella persona può godere del privilegio derivato dall’essere magr@.

E questa idea alimenta ciò che Jes Baker ha chiamato “valuta del corpo” – l’idea che “ci viene socialmente insegnato che se raggiungiamo il corpo ideale che vediamo nei media tradizionali … otterremo di conseguenza amore, dignità, successo e, in definitiva, felicità” e che i nostri corpi, quindi, agiscono come valuta.

Questa è una promessa sociale, come spiega Sonya Renee Taylor nel documentario Fattitude, “un giorno potrò davvero incassare il mio thin privilege“.

E questa fantasia – che la possibilità di ottenere magrezza porterà quindi alla felicità – è ciò che motiva tutt@ noi a partecipare alla cultura della dieta. Alimenta anche il desiderio di alcune persone, apparentemente, di aiutare le persone di taglia grande a vivere la loro vita in modo migliore.

Ma proprio come non abbiamo molta scelta sul nostro stato economico, non abbiamo nemmeno molta scelta sui nostri tipi di corpo. E mentre possiamo provare a cambiare entrambi, incontreremo senza dubbio più ostacoli e impossibilità che opportunità e successi.

Quindi quando perpetuiamo la narrazione che tutt@ noi abbiamo una scelta se i nostri corpi sono grassi o magri, promuoviamo l’idea che tutt@ dovrebbero sforzarsi sempre di essere magr@ – e questo è qualcosa che in realtà ci danneggia tutt@.

Nel frattempo spingiamo anche sull’idea che, dato che il grasso è malsano e quindi cattivo, le “scelte” che facciamo sul nostro corpo parlano anche delle nostre moralità e della misura in cui “meritiamo” una buona salute e rispetto.

Invece dovremmo riconoscere che nessunx di noi ha il pieno controllo su ciò che ci viene dato nella vita e che tutt@ meritiamo rispetto, a prescindere.

11. Perché Straight Up, Fat-Shaming ti rendono solo un* cretin*

Diciamolo: se sei un* concern troller, sei un* fat-shamer. E se sei un* fat-shamer, sei cattivx. Potresti avere le migliori intenzioni, ma quello che stai veramente facendo è prendere a calci le persone quando la società le sta già maltrattando. E’ già abbastanza.

Il concern trolling non ti rende un eroe. Non stai salvando la vita a nessunx.

Non stai motivando nessunx verso la salute. Non stai aiutando qualcunx a fronteggiare l’oppressione. Stai facendo del male alle persone. Tutto ciò che fa il concern trolling è ferire le persone, sia individualmente che socialmente.

E se questo non è un motivo sufficiente per rivalutare le tue azioni, allora qual è?

Pure Evil. La storia intrecciata della supremazia bianca e dell’odio verso il grasso

Fonte: https://www.bitchmedia.org/article/fat-shaming-heather-heyer-white-supremacy

di Shannon Weber

Il 12 agosto [2017 NdR], Heather Heyer ha difeso Charlottesville dalla violenza della folla dei neonazisti e dei suprematisti bianchi – e ha pagato con la sua vita quando James Alex Fields ha fatto precipitare la sua auto in una folla di manifestant@, uccidendola e ferendone molt@ altr@. Mentre milioni di persone si stavano riprendendo da quell’atto di terrorismo, Andrew Anglin, editore del sito web neonazista Daily Stormer, ha pubblicato un post sul blog intitolato “Heather Heyer: la donna uccisa in un episodio di rabbia era una grassa vecchia troia di 32 anni e senza figli. ”

“Nonostante la finta indignazione da parte dei media, la maggior parte delle persone è contenta che sia morta, poiché era la definizione di inutilità”, ha scritto Anglin. “Una donna di 32 anni senza figli è un peso per la società e non ha alcun valore.” Ha anche chiamato Heyer una “brutta grassa”, “creatura disgustosa” e “grassa grassona Heather”, tra gli altri insulti, e in seguito ha detto che si era sentito “divertito” dalle molteplici minacce di morte che aveva ricevuto a seguito della sua tirata. I membri del Daily Stormer e Stormfront, il “più antico forum web neonazista su Internet“, hanno deriso Heyer e hanno festeggiato la sua morte pubblicando meme con le parole ” BALENA COMUNISTA” sovrapposte a una foto in cui lei giace a terra parzialmente nuda mentre i medici di strada tentavano di salvarle la vita.

Il fat-shaming, insieme alla misoginia retrograda, è stato fondamentale per far avanzare la supremazia bianca negli Stati Uniti almeno dal 1800, secondo Amy Farrell, professore di studi americani e studi di genere al Dickinson College. Nel suo libro del 2011 Fat Shame: Stigma and the Fat Body in American Culture, Farrell sostiene che nel diciannovesimo secolo, il grasso divenne un indicatore per giudicare un corpo inferiore e al di fuori dei confini di quello che era considerato un “vero corpo americano”. “La grassezza”, scrive, “era un motivo usato per identificare i corpi inferiori” – immigrate, ex schiave e donne – e divenne un segno rivelatore di una persona “superiore” che cadeva in disgrazia.” Nel 1900, le cartoline che deridevano donne grasse bianche “promuovevano l’idea che il corpo di una donna bianca grassa fosse un corpo fuori controllo, attraente solo per quegli uomini che erano essi stessi meno civili.”


Una cartolina del 1907 con il gioco di parole “Discesa irlandese” si raffigura una serva irlandese di mezza età grassa che cade dalle scale e rompe i piatti dei pasti, un chiaro riferimento all’insufficiente bianchezza e all’incompetenza della donna. Farrell la definisce un’illustrazione dello stereotipo dell’immigrat@ imbroglione, stupid@ e grossolan@.

Identificare il grasso corporeo divenne un modo per classificare i corpi come devianti e difettosx. Dopo l’acclamazione di Charles Darwin nella creazione di un sistema per classificare il regno animale, alcuni scienziati sociali (che erano in gran parte bianchi e maschi) hanno tentato di escogitare un sistema simile per classificare le persone. Usando una scienza distorta, hanno giustificato le loro opinioni prevenute secondo cui il candore e la virilità erano al vertice di una gerarchia di civiltà. L’intolleranza al grasso è andata di pari passo con la disumanizzazione di persone di colore e persone di varie etnie europee non considerate sufficientemente bianche, come le persone irlandesi e italiane. Ad esempio, Saartjie Baartman è stata ridotta in schiavitù nella sua nativa Africa del Sud ed esibita in spettacoli di freaks europei a causa delle dimensioni delle sue labbra e glutei.

Alla sua morte, i suoi resti furono conservati e messi in mostra in un museo francese per decenni. La bianca mostrificazione e feticizzazione di Baartman è intimamente connessa alla sua femminilità nera ipersessualizzata e alla sua voluttuosa forma corporea. Questo uso della scienza distorta per confermare preesistenti pregiudizi è ciò che ha contribuito a spingere la popolarità dell’eugenetica per buona parte del 20° secolo, con conseguenti atrocità di massa, come la sterilizzazione forzata delle persone di colore, portoricane, delle donne indigene e delle persone con disabilità, così come la tortura psichiatrica, l’incarcerazione e l’omicidio di persone queer e trans.

Questi punti di vista hanno contribuito a spingere la popolarità dell’eugenetica fino al 20° secolo. Le ideologie eugenetiche furono esportate nella Germania nazista, dove prosperarono attraverso le mortali teorie di Adolf Hitler sulla purezza ariana. Nell’ambito dell’eugenetica del Terzo Reich, i nazisti “incoraggiarono l’allevamento selettivo per i tratti ariani (ad esempio, atletico, biondo e con gli occhi azzurri)”. L’incoraggiamento dell’atletismo al fine di propagare una razza adatta in forma è una retorica anti-grasso codificata per svalutare i corpi grassi. Il Dr. William Preble ha affermato nel suo articolo del 1915 “Obesità e malnutrizione” che “il popolo ebraico sembra propenso all’adiposità”, o al grasso corporeo, era forse una prefigurazione dell’ossessione nazista per “l’igiene razziale” e per la perfezione corporea in chiave antisemita.

Questa enfasi sui corpi in forma era associata a una fissazione sulla riproduzione eterosessuale, tutto uno sforzo per controllare i corpi delle donne bianche per fini razzisti. Secondo un suprematista bianco che capisce che “la razza bianca” deve essere preservata dal “genocidio bianco”, il controllo dei corpi delle donne bianche diventa fondamentale per la produzione del maggior numero possibile di bambini bianchi. Questo stereotipo vive in America. Uno stile simile del discorso ” il Führer sa” è in gioco nel suprematista bianco che fa fat-shaming su Heyer. Heyer, sfidando la visione normativa di magra, bionda, giovane bellezza femminile bianca rappresenta un tipo fondamentale di autonomia femminista che fa infuriare gli uomini bianchi violenti che si aspettano compliance dalle donne. Quindi, Heyer diventa “grassa grassona”, diventa – gasp! – “senza figli” e diventa il simbolo supremo del doppio standard sessuale: una troia.


E mentre le donne bianche grasse mantengono indubbiamente ancora il loro privilegio bianco (notate l’effusione di dispiacere per la morte di Heyer da parte dei bianchi che non potevano disturbarsi a versare una lacrima sugli omicidi di Rekia Boyd o Sandra Bland), essendo una donna grassa la società non consente che sia trattata con la stessa virtù e decenza umana di base che si ha per una donna magra. Possiamo vederlo dal più comune fat-shaming quotidiano al grottesco bullismo proveniente dal più alto ufficio politico del paese. Donald Trump, che ha difeso i neonazisti di Charlottesville, si è assicurato la presidenza pur essendo un accanito predatore sessuale e spietato campione di vergogna. Trump ha attaccato Rosie O’Donnell per anni, definendola “sciatta”, “maiale” con una “faccia grassa e brutta”. Ha fatto attacchi sessisti e razzisti contro l’ex Miss Universo Alicia Machado, che chiamò “Miss Piggy” e “Miss Faccende Domestiche”, costringendola ad un certo punto ad allenarsi davanti alle telecamere della TV. Il carattere e le azioni di Trump sono la prova che gli uomini bianchi al potere credono che i loro pregiudizi siano l’arbitro finale del valore di tutti gli altri. Questo fatto è applicabile in modo inquietante anche agli attacchi neonazisti contro Heyer.

Mentre si pensa ai terrificanti post di fat-shaming post-mortem su Heyer come ad un esempio di cyberbullismo sociopatico, cosa che sono senza dubbio – ed è un’esperienza fin troppo comune per ragazze e donne grasse – non dobbiamo però concludere lì la nostra analisi. Questo fat-shaming è anche un attacco a Heyer sia come una persona bianca “fallita” sia come una donna “fallita”: una “traditrice della razza bianca” che ha osato nominare la supremazia bianca e una donna incompleta che ha vissuto la vita alle sue condizioni invece che come una Barbie Ariana o come un contenitore per altrx bambinx bianchx stile Handmaid’s Tale. La Heyer fu “inutile” solo perché non sostenne un futuro distopico suprematista bianco, e per questo fu martirizzata, insieme alle molte persone di colore assassinate e incarcerate ogni giorno in nome della supremazia bianca.

La furia scatenata su Heyer da questi terroristi è, in definitiva, la rabbia degli ego feriti che non riescono a contenere lo spirito di una donna irraggiungibile. Anche se il loro odio è riuscito a ucciderla, ciò che rappresentava e ciò che continua a ispirare nelle altre persone brucia più luminoso di qualsiasi Tiki Torch culturalmente appropriata.

I 40.000 di noi che hanno marciato e si sono radunat@ insieme per difendere Boston dal razzismo, dall’antisemitismo e dall’istigazione neonazista alla violenza una settimana dopo Charlottesville ne sono la prova. Questi massicci suprematisti bianchi che screditano il valore di Heyer come essere umano non possono essere minimizzati come “trolling”. Lasciateli essere un invito all’azione nel nostro futuro attivismo mentre combattiamo per una società che esemplifica il meglio della nostra empatia umana, del nostro amore e rispetto per la differenza. Forse se lo avessimo fatto prima, un simpatizzante cyberbully e neo-nazista vergognoso non sarebbe seduto alla Casa Bianca.

Non ci sarà libertà per tutti i corpi senza la liberazione di donne e femme grasse nere

Ho deciso di tradurre quest’articolo perché in Italia, più che in altri paesi, sono ancora troppo forti la discriminazione e i pregiudizi sul grasso. Anche in ambienti che consideriamo “liberati” e che in altri campi sono molto critici rispetto a ciò che viene promosso dal sistema, in questo caso risultano quietamente accondiscendenti rispetto alle informazioni che scienza e media forniscono, senza alcun tentativo -neppure goffo o incompleto- di analisi radicale, che possa connettere l’oppressione della grassezza ad altri sistemi di oppressione -penso soprattutto all’oppressione del genere, della razza, dell’abilismo. Per questo motivo anche in Italia ha preso piede il movimento body positivity che con la sua lettura bianca ed edulcorata di quello che è un vero e proprio squilibrio di potere finisce per perpetrare immaginari grassofobici e coltivare la grassofobia interiorizzata sia nelle persone grasse che nelle persone magre. SP

Da https://wearyourvoicemag.com/body-politics/bopoincolor/body-positivity-white-supremacy-fatphobia?fbclid=IwAR0NrQPCI7ePtIfMqi0ET2X4LzbzNy8d18GRkHpC9_3etVyTRAWeAS63AWI

Nel suo pezzo per la nostra campagna #BodyPositivityInColor, Sydney Greene scrive su come la comunità body positivity si basi e celebri cisgender, donne bianche sottili e cancelli così il motivo per cui abbiamo bisogno di accettazione del grasso, ignorando il lavoro di donne e femme grasse nere che hanno iniziato il movimento di accettazione del grasso come bisogno di liberazione.

Di Sydney Greene

Il movimento body positivity – che mira a difendere l’accettazione e la salute in ogni dimensione – ha lavorato molto nel modo in cui la società vede e accetta i corpi. Ma come ogni movimento sociale, le sue carenze sono radicate nella mancanza di riconoscimento delle persone grasse, che -nonostante la creazione del movimento per l’accettazione del grasso- continuano ad affrontare una tumultuosa battaglia perché i loro corpi continuano ad essere sottoposti a controlli, messi in discussione o semplicemente cancellati.

Il mese scorso, il commentatore culturale Ashleigh Tribble di AshleighChubbyBunny, ha scatenato una discussione necessaria e veritiera su come il movimento per la liberazione di tutti i corpi si è trasformato in un movimento imbiancato e cooptato, in cui il riconoscimento e l’accettazione di corpi grassi, in particolare quelli di donne e femme grasse nere, è scarsa. Le parole di Tribble erano basate sulla foto di una “Body Confidence Coach” di Instagram– una donna bianca e magra seduta su un letto e che si afferrava lo stomaco, sottolineando il “grasso” che si trovava nella sua parte centrale.

L’immagine è solo una delle migliaia di foto #bodypositivity simili sui social media. Con una rapida ricerca dell’hashtag su Instagram, troverai donne bianche per lo più sottili, che sfoggiano le loro cosce leggermente floride con la cellulite o che posano sfacciatamente in bikini a mangiare la pizza, il tutto in nome della liberazione. Nell’era di internet, il movimento di positività del corpo ha sfornato influencer e blogger che hanno sviluppato seguaci stile-culto costruendo i loro brand sulla body positivity, arrivando a migliaia di follower, offerte di libri e workshop su come “amare il tuo corpo”.

Ma per coloro che esistono al di fuori dello spettro di un corpo “slim thick“* –corpi curvy accettabili con cosce spesse, vita piccola e pancia piatta – questo cosiddetto movimento di empowerment e accettazione non ha accolto tutt* a braccia aperte, in particolare donne nere e femme particolarmente grasse che sono state le radici del movimento.

“Sono una voce forte per donne nere e femme grasse perché non sono questo”, ha detto Tribble a Wear Your Voice Magazine. “Le donne e le femme grasse sono sempre mammifere, ipersessualizzate, disumanizzate, usate per il momento comico o come esempi da non seguire, e io non esisto in nessuna di quelle realtà, quindi volevo mostrare qualcos’altro”.

Ma le forze della supremazia bianca, dell’anti-nero e della grassofobia si sono infiltrate in uno spazio un tempo accogliente per donne nere e femme grasse e l’hanno trasformato in uno spazio pesantemente commercializzato e grassofobico, deviando nettamente il movimento dal suo scopo originale. Il movimento di body positivity è stato originariamente scolpito in uno spazio dove l’accettazione e l’amor proprio – che sono spesso riservati a corpi bianchi, sottili e in forma – aveva tutto il diritto di essere riservato ai corpi emarginati (grassi, trans, queer, disabili, di colore). Molti “influencer” e “attivisti” di body positivity – in particolare quelli con corpi privilegiati – si sono concentrati nel movimento pur non riconoscendo la presenza di persone grasse e, cosa più importante, il lavoro di donne e femme grasse, che hanno dato a quelle influencer bianche la liber di restare nei loro privilegi.

L’anno scorso, l’attrice Rebel Wilson –che ha parlato candidamente della body image– ha ricevuto critiche dopo aver affermato di essere stata la prima donna grassa a recitare in una commedia romantica, nonostante grasse donne nere come Queen Latifah e Mo’Nique avevano recitato in commedie romantiche mentre Wilson stava ancora lanciando la sua carriera di attrice nel 2002. Tuttavia Wilson ha ribadito la sua idea e ha poi sostenuto che si era creata solo una “zona grigia” con le due attrici perché o non potevano essere considerate plus size oppure gli studi che avevano gli attori potrebbero non aver fatturato i loro film come commedia romantica.

La risposta di Wilson è stata un debole tentativo di svalutare il lavoro che donne nere grasse avevano fatto con successo prima di lei e che ha spianato la strada a Wilson nel suo film nel 2019. È una narrazione che vediamo troppo spesso nel movimento della body positivity, e le donne bianche hanno bisogno di riconoscere e risolvere questo problema.

All’interno dei movimenti sociali nel corso della storia accade in modo ricorrente che un gruppo privilegiato si concentri sul fronte del movimento mentre intrappola altre voci marginalizzate alle spalle, ma contemporaneamente fa ancora affidamento sulle mani di quelle persone marginalizzate per fare tutto il lavoro. Nel discorso di Sojourner Truth Ain’t I A Woman” alla Convention della destra femminile dell’Ohio nel 1851, Truth ha criticato la cancellazione delle donne nere nel movimento Abolition e nel movimento Suffrage. Truth ha sfidato le donne bianche del movimento Suffrage che hanno focalizzato il loro attivismo sulle esperienze vissute dalle bianche ed hanno escluso le esperienze delle donne nere.

Le parole di Truth possono essere valide anche nel movimento di body positivity. Le donne grasse nere e le femme come Sonya Renee Taylor, Stephanie Yeboah e Ashleigh Shackleford sono nomi che si perdono in un mare di blogger privilegiat* bianc* e magr* che vogliono che tu creda alla loro versione di body positivity -e non danno nemmeno credito alle donne che l’hanno iniziato, per non parlare della loro complicità nella supremazia bianca e nella grassofobia.

“È importante essere critic* verso le donne bianche e le loro carenze in questo movimento perché il loro coinvolgimento mantiene solo lo status quo”, ha detto Tribble. “A causa della loro posizione come standard di bellezza nella nostra società occidentale di supremazia bianca, non ha senso continuare ad essere centrat* su loro e sulle loro questioni in opposizione alle persone che si occupano di questioni a loro estranee, che restano marginalizzate dai sistemi di oppressione per non essere donne bianche e magre.”

Le persone lungo lo spettro possono avere difficoltà ad accettare i loro corpi e possono soffrire gli effetti della grassofobia come disturbi alimentari e problemi di immagine del corpo. Ma non riconoscere i propri privilegi all’interno del più ampio contesto del movimento di body positivity e il modo in cui il corpo di qualcun* può essere più accettat* rispetto a corpi più grassi, fa un cattivo servizio al movimento. La vera intenzione di #bodypositivity è accettare e celebrare tutti i corpi, liber* da oppressione. Non riconoscendo le radici del movimento – quelle radici che sono donne e femme di Fat Black – non promuove la liberazione per tutt*.

Sgranocchiare e spremere il grasso dello stomaco e schiaffare un tag #bodypositivity su di esso non è liberazione. Ignorare i sistemi di supremazia bianca e anti-nero in relazione alla grassofobia non libererà tutti i corpi. La vera liberazione per tutt* è una riflessione di come i privilegi -non importa quanto questi privilegi siano consapevoli- possono ancora avvantaggiare alcun* e, d’altra parte, possono creare attivamente spazio per coloro che hanno corpi più emarginati.