11 motivi per cui la tua falsa “preoccupazione” per la salute delle persone grasse non aiuta nessunx

Fonte: https://everydayfeminism.com/2016/01/concern-trolling-is-bullshit/

di Melissa A. Fabello e Linda Bacon

“Sono solo preoccupatx per la loro salute.”

“Sono una femminista, ma non credo che il grasso sia un problema femminista”.

“Sono per la body positive, ma non credo nel glorificare l’obesità.”

“Penso che le persone di grosse dimensioni meritino rispetto, ma penso che sarebbe per loro più facile se fossero magre.”

“Gli studi hanno dimostrato che l’obesità è la seconda causa di morte prevenibile, quindi non posso sostenere questo stile di vita”.

Stop.

Il concern trolling– che è l’atto di una persona che partecipa “a un dibattito proponendosi come un reale o potenziale ally che però si preoccupa di avere delle risposte prima di allearsi con una causa” – è qualcosa che vediamo troppo spesso, anche sulla nostra pagina Facebook sul femminismo quotidiano.

E molto spesso, otteniamo questo tipo di risposte “Ma questa libertà non è in realtà un po’ ‘ericolosa per la società?” sugli articoli che pubblichiamo sull’accettazione del grasso e sulla liberazione del corpo.

E ad essere onestx, è scoraggiante vedere le femministe – persone che generalmente tentiamo di sostenere nei contenuti- correre a citare ricerche imprecise e gettare in giro ideologie oppressive nel nome, presumibilmente, della “salute”.

Ma quando viviamo in un mondo che odia così disperatamente le persone di grandi dimensioni (um, ciao, “Guerra all’obesità”), comprendiamo pienamente come questi pregiudizi si trasformino in verità nelle nostre menti.

Ma poiché il concern trolling grassofobico è opprimente (e, in una nota più personale, ci fa rabbrividire), è tempo per noi – tutt@ noi, ma soprattutto le femministe – di smettere.

E poiché generalmente vediamo persone magre che fanno questi commenti, volevamo chiamarvi tutt@ per discutere sul perché questo comportamento sia così dannoso.

Quindi se hai bisogno di un po’ più di convincimento prima di dare alle tue dita, in bilico e pronte ad andare sulla tastiera, un periodo di riposo, ecco undici motivi per cui il concern trolling grassofobico ha senso zero.

1. Perché le ipotesi stereotipate sul peso di qualcunx sono oppressive

Sostieni di essere preoccupat@ per una persona grassa e la prima cosa a cui pensi è il diabete.

Va bene.

Che dire del giudizio negativo a cui sono sottopostx dalle persone – sia da parte degli individui che della società nel suo insieme – e l’impatto che ha sulla loro vita?

Pensa a come deve essere per le persone di grandi dimensioni, vale a dire la maggior parte delle persone che vivono negli Stati Uniti, confrontarsi quotidianamente su giornali, riviste, programmi televisivi e spot pubblicitari sul fatto che i loro corpi non sono attraenti e costituiscono un’orribile crisi di salute pubblica.

Ascoltare le ipotesi di dietist@ e altrx operator* sanitarx che a causa di una caratteristica fisica, il loro peso, devono essere non san@ e che hanno una cattiva cura di sé.

Avere quindi persone su Internet che dedicano interi thread di commenti a rimproverarlx.

Tuttx, grass@ o magr@, sono gravemente danneggiatx da questo messaggio. E come attivistx per la giustizia sociale è il tuo primo e più grande compito mostrare empatia verso le persone emarginate – e poi guardarti dentro per esaminare le tue ipotesi incontrastate.

Come Marilyn Wann afferma notoriamente nei suoi discorsi sulla diversità di peso, “L’unica cosa che chiunque può diagnosticare con precisione quando guarda una persona grassa è il proprio livello di pregiudizio sul peso”.

2. Perché il grasso non uccide

Esiste una statistica comunemente citata con cui le persone alimentano il fuoco del fat-shaming, ed è questa: che “l’obesità” è la seconda causa principale di morte prevenibile negli Stati Uniti.

Facciamo scoppiare quella bolla proprio qui: non è vero.

E sì, ovviamente se lo fai su Google, verranno fuori organizzazioni sanitarie che lo citano come un fatto. Ma ecco perché: perché uno studio sponsorizzato dal CDC del 2004 ha affermato che circa 350.000 decessi all’anno sono legati all’essere “in sovrappeso” o “obes@”, secondo solo al fumo.

Ma nel 2005 lo stesso giornale ha pubblicato una nuova analisi, con risultati scientificamente più accurati, avvicinando il numero a 25.000, una differenza del 94%.

Ma poiché è molto più facile creare paura, dicendo alla gente che è probabile che muoia, il fatto che sia stato un errore e che tu abbia più o meno le stesse possibilità di morire in un incidente d’auto e di morire per malattie legate all’obesità non è ampiamente pubblicizzato al popolo americano.

Quindi se pensavi che il grasso fosse mortale ed è quello che stavi usando per aiutare a “motivare” le persone alla magrezza, puoi smettere di farlo ora.

In verità se si desidera utilizzare la scala BMI spesso citata (ne riparleremo più avanti), le prove scientifiche in realtà indicano che le persone classificate come “sovrappeso” vivono più a lungo rispetto a quelle classificate come “normale”, e la maggior parte delle persone “obese” vive vite lunghe uguali a quelle delle loro “normali” controparti.

3. Perché il grasso non causa neanche la malattia

Ok. Quindi se il grasso stesso non è il problema, allora che dire del diabete e delle malattie cardiache, che siamo stati socializzati a credere che siano malattie “legate all’obesità”? Quelle non portano alla morte?

Beh sì.

E ha senso che la gente pensi che il problema sia il grasso. Dopotutto ci sono, in effetti, malattie (come il diabete e le malattie cardiache) che sono più comuni nelle persone più pesanti.

Ma ci sono anche maggiori episodi di morte annegando in luoghi dove ci sono più vendite di gelati.

Quindi, facciamo una breve lezione di statistica, ok?

La correlazione non equivale alla causalità.

Solo perché alcuni fattori, in superficie, sembrano correlati non significa che abbiano una relazione causale. Non è una semplice equazione causa-effetto, in cui la situazione A risulta nella situazione B.

Prendi lo scenario dell’annegamento e del gelato. Le persone non stanno annegando a causa del gelato, anche se potrebbe sembrare così in superficie. Piuttosto, sia l’annegamento che la vendita del gelato hanno più probabilità di accadere in spiaggia. La spiaggia, in questo caso, è ciò che potremmo definire un fattore di confusione.

Allo stesso modo ci sono fattori confondenti che complicano la relazione tra grasso e malattia.

Ad esempio, un fattore estremamente importante è quello della dieta. E non che coloro che seguono una dieta abbiano maggiori probabilità di essere san@ – al contrario, in realtà.

Sia la dieta che il peso sali-e-scendi –ovvero il processo di seguire una dieta, perdere peso, riguadagnare il peso (e talvolta anche di più), quindi proseguire con un’altra dieta, perdere peso, riguadagnare il peso, e avanti e avanti e avanti –aumentano l’infiammazione.

E l’infiammazione stessa è in realtà un fattore di rischio per molte malattie che sono generalmente attribuite all’obesità, come il diabete e le malattie cardiache.

E chi pensi sia più probabile che abbia vissuto una vita di dieta costante e peso sali-e-scendi? Persone di grandi dimensioni.

Correlazione. Ma nessuna causalità.

Vale a dire che non è così semplice come sembra in superficie. E solo perché sono presenti sia grasso che malattia non significa che il primo abbia causato il secondo.

4. Perché, in ogni caso, la grassofobia causa effetti negativi sulla salute

A bruciapelo: è difficile essere una persona grassa nella nostra società. E se sei una persona magra, considera questo: se tutte le altre cose della tua vita rimangono invariate, preferiresti essere grassa?

Probabilmente no – considerando che oltre la metà delle persone afferma che preferirebbe essere morta piuttosto che grassa.

E in un mondo in cui la discriminazione basata sul peso è dominante come il sessismo e il razzismo, è facile capire che essere di grandi dimensioni è un’esperienza stressante.

E questo semplicemente perché viviamo in una società che odia le persone grasse, come dimostra il semplice fatto che esiste la vergogna del grasso (e la sua difesa).

E il livello di stress associato a questo tipo di discriminazione – vivere la tua vita quotidiana ridicolizzat@ dalle persone e con meno accesso alle risorse e alla felicità– è anche associato a malattie cardiovascolari e diabete.

Ecco un modo per guardare a questo: i ricercatori hanno scoperto che il divario tra il peso reale e idealizzato di una persona (cioè la misura in cui sperimentano l’insoddisfazione del corpo) è un indicatore migliore della salute mentale e fisica rispetto alla scala BMI (che è comunque una cazzata totale).

Quindi il modo in cui ti senti nel tuo corpo (e in una società grassofobica, nessunx si sente bene con il proprio corpo, almeno tra tutte le persone i cui corpi sono visti come lo scenario peggiore) ha un impatto molto più significativo sul tuo benessere generale rispetto all’attuale forma e dimensione del tuo stesso corpo.

In effetti anche il CDC riferisce che i nostri comportamenti di salute quotidiani, come la dieta e l’esercizio fisico, rappresentano solo meno di un quarto delle differenze nei risultati di salute.

Ciò che conta di più, in realtà, è ciò che viene chiamato “determinanti sociali della salute”, e quelli includono cose come lo sviluppo della prima infanzia, il livello di istruzione, l’occupazione, la sicurezza alimentare e l’accesso alle abitazioni e all’assistenza sanitaria.

Cioè, ciò che è più probabile che causi cattiva salute è quanto sia oppressa una persona, non quali comportamenti si hanno.

Quindi se ti preoccupi davvero della salute di qualcun@, forse invece di suggerire che si metta a dieta, devi semplicemente eliminare la grassofobia.

Meglio ancora, per quanto odiamo il termine “leone da tastiera”, forse invece di cadere in quello schema digitando rabbiosamente nelle sezioni dei commenti (alla Kermit), concentra le tue energie sui determinanti sociali della salute spingendo per un cambiamento politico che affronti le disuguaglianze.

5. Perché anche la salute mentale è salute

Sono abbastanza sicura che nessun@ sia mai stat@ resx migliore se ridicolizzat@. In realtà c’è una ricerca che dice esattamente il contrario.

Perché quando ridicolizzi qualcunx, o un gruppo di persone, in base ai loro svantaggi sociali, soprattutto quando tu detieni il potere, si chiama bullismo.

E oltre al suddetto problema sociale della grassofobia, c’è anche il tipo individuale, uno contro uno, in cui le persone prendono il loro pregiudizio anti-grasso implicito socialmente e lo usano attivamente per abbattere l’autostima di un’altra persona.

Questo, ovviamente, può assumere la forma di lanciare insulti verso una persona di grandi dimensioni che è fuori per fare jogging. Potrebbe essere sussurri e risatine in risposta a qualcun@ che cammina per i corridoi a scuola. Potrebbe essere appendere le foto di persone che ritieni poco attraenti per la loro grassezza che servano per la tua “aspirazione alla magrezza“.

Oppure potrebbe prendere la forma di lasciare commenti su thread fat-positive, martellando nelle orecchie e negli occhi di tutt@ coloro che li incrociano la stessa vecchia retorica di BS che viene sposata dal pubblico in generale.

Ma la salute mentale è importante tanto quanto la salute fisica. E se sei davvero molt@ preoccupat@ per il benessere di qualcunx, è importante non deteriorare la sua salute emotiva e spirituale.

6. Perché “glorificare l’obesità” non è una brutta cosa

Facciamo molto lavoro nel campo dei disturbi alimentari – un luogo in cui conosciamo fin troppo bene l’idea di glorificare, di romanticizzare le malattie.

L’idea che puoi prendere qualcosa di dannoso e trasformarlo in qualcosa di bello o, nelle parole di Blythe Baird, “la cosa più interessante di me” è una cosa che ci preoccupa ogni giorno nel nostro lavoro, cercando di liberare il mondo per sempre dagli hashtag #proana e #promia – o almeno dai danni che possono causare.

Ma c’è una linea che abbiamo dovuto imparare a rispettare.

Nel movimento del disturbo alimentare ci sono due modi in cui può avvenire la “promozione”. Il primo è quello di sostenere la limitazione o l’eliminazione delle scelte di stile di vita e di trasformare il pensiero disordinato e gli schemi comportamentali in decisioni attive prese da coloro che soffrono per sentirsi più bellx, in salute o degnx.

Il secondo è diffondere il messaggio secondo cui i disturbi alimentari non sono qualcosa che dobbiamo nascondere, ma piuttosto parti di noi stessi che sono ugualmente degne di rispetto come il resto di noi stessi, combattendo così contro lo stigma della salute mentale.

Il primo è ciò che potremmo definire “glorificante” o “romanticizzante”. Il secondo lo chiameremmo semplicemente “normalizzazione”.

Ma quando si tratta di “obesità” – che non è una malattia (contrariamente a quanto potrebbe pensare l’AMA!) o presunta scelta di stile di vita, ma piuttosto semplicemente uno stato dell’essere– ciò che la gente chiama “glorificante” non può che essere, in realtà, normalizzazione.

E se le persone di grande taglia vogliono riprendere l’idea di glorificare l’obesità dicendo “Cazzo sì, lo sono“, allora ci siamo tutt@.

Ciò a cui non stiamo è il concern trolling che usa questa frase per sminuire e screditare le persone – e in particolare le donne – che, in un mondo duramente patriarcale, accettano e possiedono (e persino amano) i loro corpi, sia che si adattino a standard di bellezza ristretti sia che ciò non accada.

7. Perché le definizioni uniche di “salute” sono abiliste e perpetuano la barbarie

Quando le persone dicono di essere preoccupate per la salute de* altr*, crediamo che lo pensino davvero. Dopotutto ha senso, giusto?

Se la psicologia evoluzionistica è il tuo blocco, allora probabilmente ti attieni alla convinzione che in fondo il nostro cervello medio guidato dall’istinto di sopravvivenza alimenta l’universale culturale della propagazione delle specie. Ed è difficile far andare avanti una specie se stiamo morendo dappertutto per problemi di salute!

E questa convinzione spinge l’idea che ovviamente dovremmo preoccuparci della salute reciproca!

E va bene. Davvero. Divertiamoci per un secondo (anche se, per favore, lasciamo che sia chiaro che non apparteniamo al campo della psicologia evoluzionistica – e non andiamo avanti con le femministe che lo sono).

Ci sono ancora un milione di domande che abbiamo per te.

Ti piace come cazzo definisci “salute” in primo luogo? E chi può decidere di cosa si tratta? E come è possibile giudicare la salute in base alle dimensioni di una persona?

Ed è davvero appropriato valutare la salute? Sicuro, ancora una volta, da una lente della psicologia evolutiva, ha senso. Ma gli psicologi evolutivi credono anche nell’essenzialismo di genere– e sappiamo che merda sia perché è sessista, cissessista, e transfobico!

E quando diamo la priorità alla salute come valore quantificabile verso cui tutte le persone dovrebbero impegnarsi, siamo abilist@. Perché stiamo sottintendendo che esiste una versione di salute unica per tutt@ e che chiunque non rientri in questi parametri è indegn@ di rispetto.

8. Perché la perdita di peso non migliora comunque la salute

Mangiare bene e fare esercizio fisico migliora la salute? Sicuro. In una certa misura. Ma non è stato dimostrato che la perdita di peso lo fa.

Ad esempio: potresti visitare la grande macchina di Google in questo momento e probabilmente tirare su un milione e mezzo di studi che dimostrano che gli interventi di riduzione del peso a breve termine mostrano miglioramenti della salute a breve termine.

Tuttavia abbiamo due problemi con questo. Uno è che sono studi a breve termine, che non fanno molto per mostrarci qualcosa di sostanziale. Il secondo è che in tutti questi casi, le persone stanno alterando i loro comportamenti in qualche modo per raggiungere la perdita di peso. Quei cambiamenti da soli potrebbero spiegare i risultati di salute migliorati, indipendentemente dalla perdita di peso.

Quindi gli studi non dimostrano che la perdita di peso stessa sta migliorando la salute. Ciò che potrebbero mostrare è qualcosa con cui siamo d’accordo: che i cambiamenti nello stile di vita – come mangiare cibi più nutrienti e avere un’attività fisica regolare – portano a una salute migliore.

E cosa succede se si omettono i cambiamenti comportamentali dai risultati?

Uno studio sulla liposuzione che ha controllato i cambiamenti comportamentali non ha riscontrato alcun miglioramento nelle anomalie metaboliche associate all’obesità, nonostante la perdita di peso verificatasi.

In altre parole la salute di nessunx è migliorata dalla sola perdita di peso.

Altri studi sulla liposuzione, sebbene non controllino esplicitamente i cambiamenti comportamentali, sostengono che la perdita di peso non porta a miglioramenti metabolici. Anche se questo non è conclusivo, certamente, il bottino della guerra – vale a dire la ricompensa in termini di salute – è in discussione.

In realtà non abbiamo prove che suggeriscano che la perdita di peso migliora la salute a lungo termine. Al contrario la maggior parte degli studi a lungo termine suggeriscono che la perdita di peso aumenta il rischio di morte prematura.

E anche se volessi continuare a restare nel mito che la perdita di peso migliora la salute, sarebbe comunque vero che l’esercizio fisico e le restrizioni dietetiche non sono efficaci tecniche di perdita di peso. Perché sei letteralmente biologicamente cablato per non perdere peso oltre ciò che il tuo corpo ha considerato il tuo punto di riferimento.

Quindi, indipendentemente da ciò che fa una persona, non sarà in grado di mantenere perdite di peso considerevoli a lungo termine – a meno che non inizino pericolosi disordini alimentari e schemi di alimentazione e di esercizio pericolosamente disordinati, e in quel caso che senso ha “farlo per la salute”, eh?

9. Perché no, essere grassi non è affatto come essere un fumatore

Spesso, quando le persone vengono tirate in ballo nel fat-shaming, la loro risposta è qualcosa tipo “Ma abbiamo deriso i fumatori finché non hanno smesso di fumare! E questo fa bene alla salute pubblica!”

Ma ci sono alcune cose che non vanno in quella affermazione.

Innanzitutto, storicamente parlando, è inaccurata.

In realtà tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50, un epidemiologo di nome Richard Doll pubblicò ricerche che suggerivano dapprima che il fumo potesse causare gravi danni alla salute e in secondo luogo che esistesse uno stretto legame tra fumo e cancro ai polmoni, cosa che fu ripetutamente confermata.

Quando gli Stati Uniti salirono a bordo nel 1964, ciò portò a vietare la pubblicità del tabacco e le etichette di avvertimento sui prodotti del tabacco, il che alla fine portò a una riduzione del consumo di tabacco.

Mentre si potrebbe sostenere che la “Guerra all’obesità” è, in effetti, simile alla “Guerra al tabacco”, ci sono differenze molto importanti:

Innanzitutto essere grassi è una caratteristica fisica, non un comportamento.

In secondo luogo è stato dimostrato che il fumo causa morte e malattie. Essere grass@, d’altra parte, no.

In terzo luogo l’idea che gettare la colpa e la vergogna sulle persone sia efficace nel cambiamento del comportamento sanitario è stata smentita ancora e ancora e ancora.

Quindi mentre è probabilmente vero che le persone hanno usato la tattica del ricoprire di vergogna sia nella “Guerra al tabacco” che nella “Guerra all’obesità”, è anche vero che la stessa vergogna non è ciò che crea il cambiamento.

Quindi anche se conservate l’idea errata che “l’obesità” sia pericolosa come il fumo e dovrebbe in qualche modo essere sradicata usando strategie simili, lo shaming non funzionerà.

10. Perché ti stai inserendo in un circolo vizioso

La credenza popolare ti ha convintx che essere grass@ –come vivere in povertà– è una scelta. E se una persona lavora abbastanza duramente per tirarsi fuori dalla sua situazione disperata, anche quella persona può godere del privilegio derivato dall’essere magr@.

E questa idea alimenta ciò che Jes Baker ha chiamato “valuta del corpo” – l’idea che “ci viene socialmente insegnato che se raggiungiamo il corpo ideale che vediamo nei media tradizionali … otterremo di conseguenza amore, dignità, successo e, in definitiva, felicità” e che i nostri corpi, quindi, agiscono come valuta.

Questa è una promessa sociale, come spiega Sonya Renee Taylor nel documentario Fattitude, “un giorno potrò davvero incassare il mio thin privilege“.

E questa fantasia – che la possibilità di ottenere magrezza porterà quindi alla felicità – è ciò che motiva tutt@ noi a partecipare alla cultura della dieta. Alimenta anche il desiderio di alcune persone, apparentemente, di aiutare le persone di taglia grande a vivere la loro vita in modo migliore.

Ma proprio come non abbiamo molta scelta sul nostro stato economico, non abbiamo nemmeno molta scelta sui nostri tipi di corpo. E mentre possiamo provare a cambiare entrambi, incontreremo senza dubbio più ostacoli e impossibilità che opportunità e successi.

Quindi quando perpetuiamo la narrazione che tutt@ noi abbiamo una scelta se i nostri corpi sono grassi o magri, promuoviamo l’idea che tutt@ dovrebbero sforzarsi sempre di essere magr@ – e questo è qualcosa che in realtà ci danneggia tutt@.

Nel frattempo spingiamo anche sull’idea che, dato che il grasso è malsano e quindi cattivo, le “scelte” che facciamo sul nostro corpo parlano anche delle nostre moralità e della misura in cui “meritiamo” una buona salute e rispetto.

Invece dovremmo riconoscere che nessunx di noi ha il pieno controllo su ciò che ci viene dato nella vita e che tutt@ meritiamo rispetto, a prescindere.

11. Perché Straight Up, Fat-Shaming ti rendono solo un* cretin*

Diciamolo: se sei un* concern troller, sei un* fat-shamer. E se sei un* fat-shamer, sei cattivx. Potresti avere le migliori intenzioni, ma quello che stai veramente facendo è prendere a calci le persone quando la società le sta già maltrattando. E’ già abbastanza.

Il concern trolling non ti rende un eroe. Non stai salvando la vita a nessunx.

Non stai motivando nessunx verso la salute. Non stai aiutando qualcunx a fronteggiare l’oppressione. Stai facendo del male alle persone. Tutto ciò che fa il concern trolling è ferire le persone, sia individualmente che socialmente.

E se questo non è un motivo sufficiente per rivalutare le tue azioni, allora qual è?