Ribellione dei prigionieri in Iran

da https://www.eurasiareview.com/24032020-prisoners-rebellion-in-iran-oped/

In Iran, il numero di persone prigioniere infette da coronavirus è in aumento. Dato che il carcere è uno spazio chiuso, privo di una corretta alimentazione, con mancanza di adeguate strutture sanitarie e mediche e con un’alta densità di popolazione, l’infezione da Coronavirus minaccia la vita di molte persone prigioniere. Nonostante l’emissione di 2 direttive da parte del capo della magistratura che hanno liberato diversi prigionieri, ai prigionieri politici queste possibilità sono negate. Secondo la magistratura, lo status giuridico di queste persone imprigionate è definito come “detenuto”, comprese le persone che sono state arrestate durante le proteste di novembre.

Mentre il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani chiede anche il rilascio di tutte le persone imprigionate, il rilascio dex prigionierx politicx è bloccato dai sistemi di sicurezza e giudiziari. Domenica 15 marzo 2020, un prigioniero è stato trasferito dal reparto 14 della prigione di Urmia in un ospedale fuori dalla prigione dopo essere risultato positivo al Coronavirus.

Inoltre, secondo l’Organizzazione dei diritti umani in difesa dei prigionieri politici, a due donne guardie nella prigione di Evin è stato impedito di venire a lavorare negli ultimi sette giorni per sospetta esposizione al Coronavirus. Negli ultimi giorni, i risultati dei test di una di essi è stato confermato essere positivo.

Il 16 marzo 2020, 128 prigionieri nei reparti n. 1, 2, 2 e 4 della quarantena della prigione di Evin hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la loro esposizione alla pericolosa malattia del Coronavirus e al deplorevole stato per quanto riguarda salute e cibo. Tuttavia, quando le persone prigioniere si sono rese conto che dopo 2 mesi dall’epidemia di Coronavirus, non avevano alternative e che le loro morti erano inevitabili, hanno deciso di ribellarsi e fuggire dalla prigione. Secondo il locale Khorramabad Citizens il 18 marzo 2020, i prigionieri nel reparto 3 della Parsylon Khorramabad Prison Mass si sono ribellati e sono fuggiti dal carcere. 250 prigionieri si sono ribellati e hanno cercato di scappare.

Alcuni di loro sono stati brutalmente attaccati dalle guardie carcerarie e uccisi da spari, ma 130 di loro riuscirono a fuggire. Durante la rivolta di Parsylon, i prigionieri hanno rotto la porta della prigione. Hanno confiscato le armi delle guardie, ne hanno ferito due e poi sono fuggiti. La ribellione ha avuto luogo secondo un piano coordinato dall’esterno e dall’interno della prigione. Alcuni amici dei prigionieri di Koohdasht hanno attaccato la prigione dall’esterno in 2 auto, mentre contemporaneamente in uno sforzo coordinato, i prigionieri all’interno della prigione si sono ribellati. Le guardie in questa situazione erano molto spaventate e hanno perso il controllo.

Testimonx sulla scena hanno detto di aver sentito spari continui vicino alla prigione. In seguito alla rivolta dei prigionieri di Khorramabad e alla loro riuscita fuga, le autorità di sicurezza e le Guardie rivoluzionarie hanno iniziato a stabilire la legge marziale nella città di Khorramabad e hanno arrestato le persone. L’IRGC ha anche fatto irruzione nei villaggi vicini per arrestare i prigionieri fuggitivi. La gente di Khorramabad ha aperto le proprie case ai prigionieri in fuga, e molte persone li hanno portati fuori dalla città con le loro auto in modo che l’IRGC non potesse prenderli.

Un cittadino che è stato imprigionato in questa stessa prigione ha detto: “I prigionieri sono fuggiti perché i prigionieri qui li trattano come animali. Hai bisogno di decine di cauzioni e decine di documenti per andartene, e per di più alcune guardie carcerarie devono garantire la tua cauzione.” L’anno scorso Ramin Biranvand, un ventenne prigioniero nel reparto 2 di questa stessa prigione, si è suicidato perché gli hanno richiesto enormi cauzioni, oltre alla garanzia di 6 guardie carcerarie. Alla fine, la mancanza di un ultimo garante gli ha impedito di andarsene e si è suicidato per rabbia. C’è stato un numero infinito di scioperi della fame. Gli assistenti sociali della prigione invece di occuparsi delle richieste degli scioperanti, li hanno messi in una gabbia e li hanno lasciati al freddo.


Tumulto nella prigione di Aligoodarz (a est della provincia di Lorestan)

Secondo Aligoodarz Citizens, i prigionieri della prigione centrale di Aligoodarz, nella parte orientale della provincia di Lorestan, il 20 marzo 2020, hanno fatto una rivolta. Questo è stato il risultato anche di uno sforzo coordinato dall’esterno della prigione. I prigionieri, per salvarsi dal Coronavirus, hanno pianificato il contrabbando di 3 pistole dai loro amici fuori di prigione e hanno costretto le guardie carcerarie ad arrendersi, quindi hanno cercato di scappare. Durante la loro fuga, si sono scontrati con le guardie. Circa 13 prigionieri sono riusciti a fuggire e 4 prigionieri sono stati uccisi dalle autorità.

Il governatore di Aligoodarz, Hamid Keshkoli, ha riconosciuto questa insurrezione e ha dichiarato: “Questa sera i prigionieri stavano cercando di fuggire dalla prigione di Aligoodarz ed è scoppiata una rivolta. La situazione della prigione è ora sotto controllo e, sfortunatamente, un prigioniero è stato ucciso e un altro ferito a una gamba.”

Testimonx oculari hanno riferito che gli agenti hanno sparato ai prigionieri anche dal tetto. Dopo la rivolta, molte ambulanze hanno trasportato ferite dalla prigione all’ospedale. L’IRGC ha bloccato tutte le strade verso la prigione nel timore della propagazione dell’insurrezione all’esterno e delle persone che venivano in aiuto dei prigionieri.

Attualmente, in altre carceri in Iran, le condizioni sono esplosive.