Sull’esperienza dei consigli locali nella rivoluzione siriana

Omar Aziz
“Non valiamo meno dei lavoratori della comune di Parigi … loro hanno retto 70 giorni mentre noi, noi resistiamo da un anno e mezzo”. 
È con queste parole che l’intellettuale organico Omar Aziz ha descritto la rivoluzione siriana. Il 17 febbraio 2013 è morto martire nella prigione centrale di Adra. 
In questo testo, passeremo in rassegna le caratteristiche essenziali dei consigli locali in cui Aziz ha giocato un ruolo influente nella redazione dei testi costitutivi[1]. Verranno indicate le carenze di queste forme di organizzazione, almeno per ciò che concerne la loro applicazione concreta. 
Con l’intensificazione della repressione del regime siriano contro l’esplosione rivoluzionaria in Siria, nella sua fase pacifica, che ha coinciso con la diserzione di molti soldati e l’inizio delle schermaglie tra l’esercito siriano e quello che successivamente sarà conosciuto col nome di “esercito siriano libero”, nacque la necessità di istituire delle forme organizzative che si occupassero della vita delle persone, a partire dal momento in cui il regime non svolgeva nessuno dei suoi compiti basilari, – se n’era già liberato con l’inizio delle “riforme” neoliberali. 
E se i comitati di coordinamento locali erano stati istituiti come forme organizzative per la preparazione, l’appello e la documentazione delle manifestazioni, l’idea dei consigli locali fu concepita come alternativa al regime e alle sue istituzioni. Gli obbiettivi della creazione di questi consigli, secondo Omar Aziz, sono quelli “d’aiutare le persone a gestire la loro vita in maniera indipendente dalle istituzioni dello Stato …, di creare uno spazio di espressione collettivo per stimolare la solidarietà degli individui e farli accedere tramite le attività quotidiane all’azione politica, … fornire sostegno e aiuto agli sfollati e alle famiglie dei prigionieri, …  offrire uno spazio di discussione per deliberare su delle questioni vitali, costruire dei legami orizzontali tra i consigli locali …, difendere il territorio della regione dalle requisizioni dello Stato a favore dei ricchi o degli ufficiali militari e di sicurezza dello Stato …” oltre a documentare le violazioni commesse dal regime e le sue milizie (solo), così come il compito di soccorrere e di coordinarsi con i comitati medici e il sostegno e la coordinazione delle attività educative. 
Ma, a causa “dell’assenza di pratiche elettorali nelle attuali circostanze”, dice ancora Omar Aziz, “i consigli locali sono composti da operatori sociali e persone che godono del pubblico rispetto per le loro competenze (diverse).  La domanda che si pone allora è: “come si può valutare il pubblico rispetto” e quando finiranno “le circostanze attuali”? Malgrado la permanenza delle “circostanze attuali”, delle elezioni sono state organizzate per dei consigli locali a livello municipale, poi è stata formata l’assemblea generale dei consigli locali che comprende i rappresentanti dei consigli locali a livello del governatorato, che culmina con la formazione del consiglio del governatorato, quest’ultimo elegge un ufficio esecutivo e un presidente. Tutti questi consigli sono attaccati al ministero dell’amministrazione locale, dei soccorsi e degli affari dei rifugiati del governo provvisorio[2].  
In pratica, l’attività di questi consigli è rimasta limitata agli affari municipali, vari tipi di servizi, accompagnate (o in competizione?) nello stesso compito da una costellazione di organizzazioni non governative, mentre le fazioni armate rimanevano fuori dal controllo dei consigli locali. Allo stesso tempo il Consiglio nazionale siriano, il Governo ad interim siriano e la Coalizione Nazionale delle forze della rivoluzione e dell’opposizione siriana monopolizzavano il “discorso politico che conta” monopolizzavano “il discorso politico grande”.
È così che il pensiero politico che stava alla base dell’istituzione di questi consigli è stato svuotato di significato. Di fronte al dominio delle armi e del denaro dato a determinate condizioni, il margine di manovra dei consigli è rimasto molto ridotto. È così che è venuta meno la possibilità di costruire un governo alternativo e democratico dal basso che poteva guidare la rivoluzione e parlare a suo nome. Anche se questi consigli erano eletti, la democrazia non si limita alle urne o ai pochi minuti durante i quali si esercita il diritto di voto. Democrazia significa anche la partecipazione della donna a candidarsi e votare[3], una consapevolezza delle problematiche del razzismo e del confessionalismo, la partecipazione di tutte le persone all’autogestione di tutti loro diversi affari, non solo in termini di diritto d’accesso all’alimentazione, la sanità e l’insegnamento, lontano dal controllo dei signori della guerra di tutte le parti. La democrazia implica ugualmente d’operare concretamente per le speranze di migliaia di siriani e siriane che hanno manifestato, sono statx  arrestatx, sono mortx come martiri o sono statx  sfollatx, per la libertà, la dignità e la democrazia. 
I rivoluzionari siriani non sono responsabili di ciò che è accaduto alla rivoluzione. Omar Aziz non si è arrestato da solo, non si è suicidato nel carcere. Fin dall’inizio, han dovuto affrontare un avversario votato alla crudeltà, all’assassinio e allo sfruttamento. Un avversario che non era solo, ma era aiutato da una vasta gamma di paesi dominanti a livello internazionale e regionale, nonché da milizie siriane e non siriane. Allo stesso tempo i rivoluzionari siriani sono stati preda degli stati del Golfo e della Turchia, fino all’intervento “dall’esterno” a favore del regime in carica, direttamente o indirettamente. 
Ci ha insegnato molto l’esperienza incompleta dei consigli locali, con i suoi aspetti positivi e negativi, poiché le lotte dei popoli, o dell’umanità, come le chiama il martire e compagno Omar Aziz, sono legate e interdipendenti. I popoli creano le forme di resistenza e di scontro. Noi dobbiamo lottare a differenti livelli e su diversi fronti e trarre insegnamento dalle esperienze passate e presenti. Non solo dal decesso dei morti che sono molti, ma per la vita. 
Walid Doudou 6 marzo 2017  
 
[1] Il 17 febbraio del 2013 Samy al-Kial ha pubblicato sulla sua pagina di Facebook i fogli di base del pensiero dei consigli locali in Siria scritti dal martire Omar Aziz alla fine del 2011. 
[2] La Coalizione Nazionale siriana delle forze della rivoluzione e dell’opposizione siriana ha pubblicato nel mese di marzo 2014 la piattaforma interna dell’organizzazione dei consigli locali nei governatorati siriani, che è possibile consultare sul sito interno della Coalizione. D’altra parte, il sito elettronico del movimento siriano pacifico ha pubblicato una carta interattiva delle diverse forme del movimento pacifico in Siria, in particolare la distribuzione dei consigli locali. Si tratta di una carta che anderebbe aggiornata a causa degli avvenimenti che hanno riguardato le zone riconquistate dal regime (Daraya e Aleppo) o controllate da Daesh (Raqqa). 
[3] Raza Ghazzawi, “Les femmes et la révolution syrienne”, traduzione dall’arabo di Walid Daou, Al-Manshour, http://al-manshour.org/node/5101